La federazione dei pubblici esercizi (Fipe) aderente a Confcommercio, non usa mezzi termini per esprimere il malcontento della categoria per i ristori previsti dal governo come risarcimento per le chiusure durante le festività natalizie. “Siamo alla vigilia delle festività più tristi della storia moderna – sottolinea il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – durante le quali i pubblici esercizi del nostro territorio, bar, ristoranti, pizzerie, pub, discoteche, attività di catering, sono chiamati a raccogliere i cocci di attività disastrate, abbandonati al loro destino da un governo insensibile agli appelli e alle richieste della categoria. Le nuove limitazioni incideranno pesantemente sui nostri già disastrati fatturati: abbiamo già perso il 38,38% di fatturato e gli annunciati ristori, in media 3.000 euro ad azienda, risultano inadeguati e insufficienti a compensare singolarmente i danni. Col risultato di disperdere imprese, posti di lavoro e professionalità, fondamentali per due filiere strategiche anche per la nostra area provinciale: agroalimentare e turismo. Con l’aggravante che, anche questa volta, ci si è dimenticato delle aziende di intrattenimento, in particolare le discoteche, chiuse da febbraio ed escluse da qualsiasi ristoro, anche parziale”. Manenti, uniformandosi alle indicazioni di Fipe nazionale, osserva che “i pubblici esercizi della nostra provincia vogliono potere continuare a lavorare non per mettere a rischio i cittadini, ma per mettere in sicurezza un patrimonio imprenditoriale e sociale che contribuisce al futuro del Paese e non accettano la fastidiosa distinzione tra attività economiche essenziali e non essenziali, che finisce per oscurare la realtà. Tutte le imprese sono essenziali quando producono reddito, occupazione e servizi e tutte le attività sono sicure se garantiscono le giuste regole e attuano i protocolli sanitari loro assegnati. Per il resto, non possiamo non ritenere che questi provvedimenti offendono le centinaia e centinaia di pubblici esercizi italiani, chiusi da una politica che ha perso credibilità e capacità di funzionamento, perché evidentemente considerati attività insicure ed irresponsabili, nonostante sui controlli effettuati sulle attività commerciali, ristorazione compresa, solo lo 0,18% ha subito una sanzione, secondo i dati ministeriali. Se il riferimento deve essere il “modello tedesco” più volte invocato per giustificare le misure restrittive, i ristori allora ad esso dovrebbero essere ispirati: indennizzo al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di novembre e dicembre, riduzione dell’Iva al 5%, tutela degli sfratti”
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