Col Covid zero denunce, ma ai tempi del ‘io resto a casa’ cosa fanno partner violenti e stalker?
Ciò che è cambiato radicalmente rispetto a prima è la presenza in casa quasi 24 ore su 24 da parte della maggior parte delle persone, escluse fugaci uscite giustificate o la presenza nei luoghi di lavoro che però riguarda un numero limitato di soggetti, uomini o donne
(24 marzo 2020)
Da quando è esplosa l’emergenza coronavirus con la decretazione d’urgenza, i limiti e i divieti nelle normali attività ordinarie e gli spostamenti, non c’è più una chiamata ai centri e alle associazioni contro la violenza sulle donne.
Cosa è successo?
Non ci sono più casi di violenza o non ci sono le denunce?
Ciò che è cambiato radicalmente rispetto a prima è la presenza in casa quasi 24 ore su 24 da parte della maggior parte delle persone, escluse fugaci uscite giustificate o la presenza nei luoghi di lavoro che però riguarda un numero limitato di soggetti, uomini o donne.
Quindi, cosa sta accadendo?
I maschi solitamente violenti sono stati ‘toccati’ nel profondo del proprio animo dall’emergenza e magari hanno recuperato un senso dei valori della vita tale da domare le abiette pulsioni?
O invece – cosa molto preoccupante – le donne in questo periodo non sono in grado di fare le segnalazioni con la stessa possibilità di prima, essendo a contatto 24 ore su 24 con i loro partner, reclusi tutti insieme nelle mura domestiche?
Purtroppo questa seconda possibilità appare verosimile anche alla luce di alcune telefonate – pochissime rispetto ai numeri correnti in tempi normali – giunte a qualche associazione dalle quali si evinceva il bisogno di denunciare ma anche la difficoltà o l’impossibilità di farlo.
Eppure, tra le attività essenziali dovrebbe esserci la tutela, effettiva – in ogni condizione e circostanza – delle donne e dei soggetti deboli vittime di violenza.